Bulimia
“Ogni mattina mi sveglio e, guardandomi allo specchio, provo sempre lo stesso ed immenso piacere: quello di essere Salvador Dalì.”
(Salvador Dalí)
La bulimia è caratterizzata dalle abbuffate, dalla sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si stia mangiando. L’abbuffata viene spesso interrotta da malessere fisico, ansia, nausea, senso di colpa, depressione e disgusto verso di sé. Spesso il soggetto ricorre a comportamenti compensatori (autoindursi il vomito, utilizzo di lassativi e diuretici, digiuno, intensa attività fisica). Chi si abbuffa generalmente non mangia con “tranquillità”, ma ingurgita grandi quantità di cibo e di ogni tipo molto in fretta senza darsi il tempo di gustare ciò che si sta mangiando. Le abbuffate sono associate ad un forte senso di colpa, che solitamente compare dopo ogni abbuffata. Molto spesso chi soffre di questo disturbo se ne vergogna: per questo motivo ci si abbuffa in solitudine, spesso nascondendosi da famigliari, partner o coinquilini. Tuttavia, pur ingerendo grandi quantità di cibo, la forma fisica e il peso corporeo sono molto importanti per chi soffre di bulimia, che per mantenere il peso sotto controllo spesso si autoinduce il vomito, fa uso di lassativi e diuretici e si impone il digiuno o un’intensa attività fisica. Il proprio valore e la propria stima sono strettamente e patologicamente collegati al peso corporeo.
Quali sono le caratteristiche diagnostiche per la bulimia nervosa
A – Ricorrenti abbuffate. Un’abbuffata si caratterizza per:
1) mangiare in un definito periodo di tempo (ad es. un periodo di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la gran parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili;
2) sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (ad es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).
B – Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo.
C – Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi.
D – I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporeo.
E – L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa.
Specificare il sottotipo:
– Con condotte di eliminazioni: nell’episodio attuale di bulimia nervosa il soggetto ha presentato regolarmente vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.
– Senza condotte di eliminazione: nell’episodio attuale il soggetto ha utilizzato regolarmente altri comportamenti compensatori inappropriati, quali il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo, ma non si dedica regolarmente al vomito autoindotto o all’uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.
Chi
Sono stati identificati alcuni fattori di vulnerabilità individuali: una persona, cioè, sarà tanto più a rischio di sviluppare una sintomatologia bulimica se:
• ha una bassa autostima;
• non ha fiducia in sé stessa;
• ha una scarsa consapevolezza delle proprie emozioni;
• ha uno stile di pensiero tutto o nulla;
• è eccessivamente perfezionista;
• agisce comportamenti impulsivi o ossessivi;
• attribuisce eccessiva importanza al peso corporeo.
Cosa Succede
La bulimia può portare conseguenze importanti nella vita di chi ne soffre, sia sul piano sociale, sia su quello fisico, sia sul piano psicologico. Il disturbo stesso, infatti, porta spesso le persone che ne soffrono ad isolarsi, perché se ne vergognano, ad evitare le situazioni sociali soprattutto quando comportano lo stare a tavola insieme. Da un punto di vista psicologico la presenza di un disturbo alimentare ha, solitamente, effetti negativi sull’umore, sul senso di irritabilità e sulla propria autostima. Infine, l’uso improprio di lassativi e diuretici può portare a gravi alterazioni elettrolitiche, complicanze renali e aritmie.
Cosa Fare
Il trattamento della bulimia prevede la presa in carico da parte di diversi professionisti: il dietista-nutrizionista, lo psichiatra e lo psicologo. La terapia cognitivo-comportamentale mira a modificare la credenza che il peso corporeo e la forma fisica siano gli unici fattori in base ai quali avere stima di sé e considerare il proprio valore personale. Inoltre, la terapia cognitiva comportamentale mira a modificare cognizioni e comportamenti legati al comportamento alimentare. L’obiettivo principale del trattamento della bulimia è ridurre o eliminare i comportamenti alimentari incontrollati e l’uso di comportamenti di compensazione (vomito, purghe, esercizio fisico eccessivo, ecc.).
Il trattamento prevede tre fasi:
• normalizzare il peso e abbandonare i comportamenti di controllo dello stesso;
• migliorare la valutazione della propria immagine corporea e del sé. Implementare i rapporti interpersonali;
• prevenzione delle possibili ricadute.
Gli strumenti che nella clinica di questo disturbo si sono rivelati particolarmente utili sono il diario alimentare, il problem solving e la ristrutturazione cognitiva delle idee irrazionali su di sé, il mondo e gli altri.